BLERA



LA STORIA


L’antico abitato di Blera sorge, come molti altri dell’alto Lazio, su uno sperone tufaceo la cui stretta estremità si innalza nel punto in cui i due torrenti, il Rio Canale e il Biedano, si incontrano.

Ed è proprio la conformazione a strapiombo di questo pianoro, raggiungibile ancora oggi solo per chi viene da Sud, che ha reso il centro abitato di Blera difficilmente accessibile, e quindi difendibile con molta facilità da eventuali attacchi esterni. La sua conformazione naturale l’ha caratterizzata nel tempo come un luogo sicuro dove abitare, garantendo una continuità insediativa che, dagli Etruschi in poi, non ha mai conosciuto interruzione.
Blera, il cui nome si rintraccia già nelle fonti degli storici e geografi antichi, come Strabone, Tolomeo e Plinio il Vecchio, che la citano in passi relativi ai popoli dell’Etruria, nonostante la discreta estensione del nucleo abitativo, era una città e pertanto ha resistito allo scorrere del tempo, conservando gelosamente la propria identità culturale.
Ripercorrere lo sviluppo storico di Blera è quindi un po’ come rileggere la storia dell’Etruria meridionale. Questo centro partecipò infatti al processo di sviluppo che ebbe inizio nell’epoca protostorica (II millennio a.C.) e si concluse con la nascita delle grandi città-stato della regione (Veio, Cerveteri, Tarquinia, Vulci, Orvieto) cui fecero seguito sia momenti di piena fioritura economica, ma anche periodi di difficili guerre intestine per la conquista dell’egemonia territoriale. Blera conobbe uno sviluppo notevole tra VII e V sec. a.C. in quanto importante nodo della rete stradale etrusca che collegava le principali città tra loro e con il mare. Di questa enorme crescita resta testimonianza nella vasta necropoli che ha restituito materiali pregevoli e che comprende un gran numero di tombe a tumulo circolare e a dado rupestri di notevole valore architettonico. In seguito svolse un ruolo rilevante in occasione delle guerre tra Roma e Tarquinia nel IV sec. a.C. (358-351 e 311-308 a.C.) in quanto caposaldo della linea difensiva tra i Monti Cimini e il medio corso del Mignone. E in questo scenario, gli abitati minori come Blera, situati in posizioni naturalmente strategiche e muniti per l’occasione di mura perimetrali in opera quadrata, garantirono la difesa di Tarquinia.
In seguito alla conquista romana dell’Etruria, Blera conservò la sua importanza come municipium collegato a Roma attraverso la Via Clodia e, caduto l’Impero Romano, mantenne la potestà amministrativa in quanto sede vescovile. La sua decadenza iniziò intorno al XII secolo con l’accorpamento alla diocesi di Tuscania e poco dopo a quella di Viterbo. Feudo dei Di Vico e degli Anguillara di Capranica tra il XIII e il XV secolo, fu reintegrata alla Camera Apostolica nel 1465, nuovamente ceduta nel 1516 a Lorenzo degli Anguillara di Ceri e, nel 1572, definitivamente restituita al Governo pontificio fino all’annessione al Regno d’Italia con la sola interruzione del periodo dell’occupazione napoleonica.


Palazzo Lattanzi

Palazzo Lattanzi


Edificato alla metà del XVIII sec. sui ruderi della Rocca Di Vico ha le pareti del salone del piano nobile ornate da affreschi che riproducono paesaggi immaginari.

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Palazzo Anguillara
San Nicola

San Nicola


Ex chiesa con impianto romanico a navata unica, originariamente absidata è stata edificata tra il XII e il XVI sec. ed è decorata con affreschi di epoca rinascimentale.

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Chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo
Mausoleo Romano del Terrone
Via Clodia e Ponte della Rocca
Ponte del Diavolo
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