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Museo all'aperto
SAN GIOVENALE
San Giovenale, raggiungibile percorrendo la strada comunale Blera-Civitella Cesi, è uno dei siti umani abbandonati del territorio di Blera. Il nome etrusco era probabilmente Vescle il cui ricordo resta oggi nella denominazione del torrente Vesca che scorre sotto la rupe meridionale
Il nome attuale deriva dalla chiesa dedicata a San Giovenale vescovo di Narni, edificata nel IX e ristrutturata nel XIII secolo, i cui ruderi sono visibili ad ovest dei resti del Castello Di Vico, sorto nel XIII secolo sopra le mura etrusche. Tra la fine degli anni cinquanta e primi anni sessanta l’abitato e il territorio circostante furono oggetto di scavi e ricerche da parte dell’Istituto Svedese di Studi Classici di Roma con la presenza attiva del re Gustavo VI Adolfo. L’area difesa, delimitata dalle profonde gole dei torrenti Vesca e Pitale e da un fossato artificiale ad est, si estende per circa tre ettari. Gli studi degli archeologi svedesi hanno stabilito la continuità insediativa del sito per tutta l’età del Bronzo (secondo millennio a.C.). Gli scavi hanno portato alla luce fondi di capanne dell’età del Bronzo medio (XVI-XV sec. a.C.) e finale (XI-X sec. a.C.) e i resti dell’abitato etrusco con case costruite in blocchi di tufo e coperte con tetto di tegole di terracotta (VII-VI sec. a.C.). Gli archeologi svedesi hanno esplorato e documentato anche la vasta necropoli etrusca che circonda l’abitato e che comprende tombe databili dall’VIII al II sec. a.C. Notevoli sono i grandi tumuli arcaici del settore orientale, in località Poggette, a cui si accede tramite una via cava fiancheggiata da numerose tombe di età ellenistica. San Giovenale è ancora oggi una delle poche aree archeologiche che conservano, ai fini dello studio e della fruizione, cospicui resti delle case etrusche del periodo arcaico grazie alle imponenti strutture che coprono due importanti settori degli scavi svedesi.
Il nome attuale deriva dalla chiesa dedicata a San Giovenale vescovo di Narni, edificata nel IX e ristrutturata nel XIII secolo, i cui ruderi sono visibili ad ovest dei resti del Castello Di Vico, sorto nel XIII secolo sopra le mura etrusche. Tra la fine degli anni cinquanta e primi anni sessanta l’abitato e il territorio circostante furono oggetto di scavi e ricerche da parte dell’Istituto Svedese di Studi Classici di Roma con la presenza attiva del re Gustavo VI Adolfo. L’area difesa, delimitata dalle profonde gole dei torrenti Vesca e Pitale e da un fossato artificiale ad est, si estende per circa tre ettari. Gli studi degli archeologi svedesi hanno stabilito la continuità insediativa del sito per tutta l’età del Bronzo (secondo millennio a.C.). Gli scavi hanno portato alla luce fondi di capanne dell’età del Bronzo medio (XVI-XV sec. a.C.) e finale (XI-X sec. a.C.) e i resti dell’abitato etrusco con case costruite in blocchi di tufo e coperte con tetto di tegole di terracotta (VII-VI sec. a.C.). Gli archeologi svedesi hanno esplorato e documentato anche la vasta necropoli etrusca che circonda l’abitato e che comprende tombe databili dall’VIII al II sec. a.C. Notevoli sono i grandi tumuli arcaici del settore orientale, in località Poggette, a cui si accede tramite una via cava fiancheggiata da numerose tombe di età ellenistica. San Giovenale è ancora oggi una delle poche aree archeologiche che conservano, ai fini dello studio e della fruizione, cospicui resti delle case etrusche del periodo arcaico grazie alle imponenti strutture che coprono due importanti settori degli scavi svedesi.
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